Arriva dalla Fofi l’allarme disoccupazione per i farmacisti del futuro. Più di 60mila quelli che, nell’arco di venti anni, si troveranno senza lavoro. «Nell’ambito dell’iniziativa Joint Action Health Workforce Planning and Forecasting, avviata nel 2015 e promossa dalla Commissione europea con la partecipazione del ministero della Salute – ha spiegato la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani durante FarmacistaPiù in corso a Firenze fino a domenica – che determina il fabbisogno per il Servizio sanitario nazionale per il periodo 2015-2040 nelle professioni sanitarie, emerge un fabbisogno occupazionale per il farmacista italiano di circa 1.500 unità l’anno. A fronte di questo dato si registrano circa 4.700 nuovi laureati in farmacia dei quali 4mila si iscrivono all’albo con l’aspirazione di esercitare a pieno titolo la professione di farmacista».
Secondo queste valutazioni, per la Fofi quindi, da qui a 20 anni, in Italia ci saranno almeno 50mila nuovi farmacisti disoccupati che si aggiungono ai quasi 13mila farmacisti che già oggi sono in cerca di occupazione. «In tutto – aggiunge la Federazione – un esercito di 63.000 professionisti disoccupati per i quali lo Stato e le famiglie hanno fatto sacrifici e speso denaro per garantire loro una laurea che molto difficilmente, a bocce ferme, darà opportunità di lavoro e soddisfazione professionale». Da questi dati allarmanti, Fofi lancia una serie di proposte al Governo e alle istituzioni universitarie e sanitarie per scongiurare lo scenario e rilanciare la professione del farmacista, quale operatore sanitario qualificato che, al fianco di medici e infermieri, costituisce già oggi la terza professione sanitaria in termini numerici. Prioritario, innanzitutto per la Federazione, «prevedere anche per la laurea in Farmacia, il numero chiuso per le iscrizioni universitarie sulla base di una programmazione legata all’effettivo fabbisogno di ricambio generazionale e quindi stabilendo al momento una quota massima di iscrizioni per i prossimi anni accademici». Dare, contestualmente, finalmente seguito alla farmacia dei servizi quale presidio del Servizio sanitario nazionale da inserire a pieno titolo, come del resto previsto anche dall’ultimo Patto per la Salute siglato da Governo e Regioni, nella riforma in atto della medicina territoriale. «Questa nuova farmacia multifunzionale – ha spiegato Fofi – può costituire un valido presidio della rete extraospedaliera ed essere attiva in molteplici campi di attività come: l’aderenza alla terapia; l’attività di screening della popolazione sana a scopi di prevenzione; il monitoraggio del paziente cronico con autoanalisi ed iniziative di educazione sanitaria; una nuova remunerazione per l’atto professionale, che preveda una fee per la singola dispensazione e una percentuale sul prezzo del farmaco e un ritorno in farmacia dei farmaci innovativi compatibili con l’uso sul territorio, oggi ormai dispensati esclusivamente in ambito ospedaliero>>.
E infine, come ultima proposta, quella di incrementare gli organici dei dirigenti farmacisti ospedalieri nel Ssn per adeguarli finalmente agli standard funzionali. «Una vera rivoluzione – per Fofi – che porterebbe ad una nuova dimensione della farmacia tradizionale trasformandola, in un vero e proprio centro sanitario polifunzionale con il vantaggio della presenza diffusa sul territorio, anche nelle piccolissime realtà comunali che restano una caratteristica ancora maggioritaria della nostra articolazione territoriale ». Ma al centro delle preoccupazioni della Federazione dei farmacisti, anche il disegno di legge “Concorrenza” attualmente all’esame del Senato. <<In questa sede non affronteremo la tematica già molto dibattuta sull’ipotesi (che allo stato non è però compresa nel Ddl, ma di cui si è molto parlato nel corso dell’esame parlamentare) della cosiddetta liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C con ricetta al di fuori della farmacia convenzionata con il Ssn. La nostra attenzione, anche per l’impatto innegabile che essa avrà sull’attuale articolazione del settore, si concentrerà sul previsto ingresso del capitale nella proprietà delle farmacie ». Il Ddl del Governo prevede, infatti, la possibilità di possedere e gestire farmacie da parte delle società di capitale anche se questo potrebbe comportare l’immissione di denaro proveniente da fonti illecite con il risultato di fare delle farmacie una sorta di “lavanderie” del denaro sporco della criminalità organizzata. «È evidente – precisa la Fofi – che nella previsione di allargare la titolarità delle farmacie a società di capitali, come previsto dal Ddl Concorrenza, è necessario porre la massima attenzione e prevedere controlli ancora più rigorosi di quelli attuali ». La buona notizia, intanto, è che la legge di stabilità 2016 ha previsto lo stanziamento di un milione di euro che pone le basi per l’erogazione, in seno al Ssn della Medicine Use Review, vale a dire la prestazione del farmacista a supporto dell’aderenza alla terapia da parte dei pazienti affetti da una patologia diffusa e a forte impatto socioeconomico come l’asma. «Secondo una nuova analisi della London School of Economics dei dati dello studio randomizzato e controllato Re I-MUR, Italian Medicine Use Review promosso dalla Fofi, che sarà presentato in questa edizione di FarmacistaPiù, quando il farmacista interviene sull’aderenza alla terapia, le possibilità di raggiungere il controllo della malattia raddoppiano e i risparmi per il servizio sanitario sono certi al 100% ».
Rossella Gemma
Fonte: Farmacista33