La farmacia così come esisteva fino a sette-otto anni fa, che vedeva il farmacista principalmente focalizzato sulla propria attività quotidiana, non ha futuro e, se non si evolverà per offrire un nuovo valore aggiunto, verrà rapidamente soppiantata. Sono gli stessi farmacisti a rendersene conto. È il momento di immettersi sulla strada del cambiamento e provare ad attualizzare il proprio ruolo: pena l’esclusione dal mercato e un enorme spreco di risorse.Perché proprio adesso? In primo luogo sono cambiati i bisogni dei pazienti. È cambiata la cultura, il modo di accedere alle informazioni , la consapevolezza dei propri problemi di salute. Ma soprattutto, è stato l’avvento della digitalizzazione a trasformare il modo di curare le persone e il modus operandi delle stesse. In secondo luogo, è cambiata l’offerta di salute a cui può accedere il paziente. Farmacia, parafarmacia, acquisto di farmaci online, app sulla salute: sono innumerevoli i modi i cui oggi il paziente può trovare un consiglio o un rimedio efficace contro i propri disturbi. Inoltre, per motivi economici, poiché col diminuire del prezzo della stragrande maggioranza dei farmaci, anche e soprattutto in corrispondenza dell’avvento dei generici, i profitti delle farmacie si dirigono verso un netto ribasso.
Insomma, oggi i cittadini, per godere appieno delle prestazioni sanitarie, necessitano di rivolgersi a figure di riferimento nuove, sempre più versatili, tali da poter garantire un’ampia gamma di servizi: dalla piccola diagnostica alla consulenza approfondita sui farmaci, dalla prenotazione delle prestazioni specialistiche alle campagne di prevenzione ed educazione.
Tutte queste implicazioni necessitano un approccio differente che può essere esplicitato nel modo seguente.
Un farmacista più presente
Nei prossimi anni dobbiamo aspettarci una trasformazione: da farmacista focalizzato sul farmaco a specialista della salute che si affianchi al medico di base durante il processo di cura, e che soprattutto diventi un punto di ascolto fondamentale per assisterlo nell’aderenza delle cure a garanzia della continuità terapeutica. E questo non solo all’interno dell’ospedale, dove il farmacista di reparto collabora direttamente con l’equipe medica e infermieristica, ma anche sul territorio, nella farmacia di comunità, dove può assumere un ruolo fondamentale nella farmacovigilanza, nel promuovere l’aderenza alle terapia, nell’evitare errori e sprechi nell’uso dei medicinali.
Si tratta dei cosiddetti servizi cognitivi, basati cioè sulla competenza del farmacista, già in voga in paesi come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Ma come e perché sono cambiate o stanno cambiando le esigenze dei cittadini nell’interfacciarsi con l’ambiente farmacia e la figura del farmacista? “Oggi è imperativo, sia per ragioni economiche sia per ragioni di efficacia, che il trattamento di alcune patologie croniche largamente diffuse, dall’asma al diabete, venga trasferito sul territorio”, ci spiega il senatore e presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani, Andrea Mandelli: “Questo richiede che il farmacista partecipi alla cura del paziente. Per esempio, accertandosi che questo sappia a che cosa servono i farmaci che gli sono stati prescritti, valutando se riesce ad assumerli in base alle indicazioni del medico, accertandosi che non sia andato incontro a problemi, dal non riuscire a usare un dispositivo all’aver sottovalutato effetti collaterali, se non stia assumendo, all’insaputa del medico, medicinali anche da banco che possono interagire con la terapia”.
Occhio sempre più clinico
Da questo ruolo allargato scaturisce la necessità di un bilanciamento delle competenze, con una propensione verso l’area clinico- farmacologica e il bisogno di una formazione ancor più professionalizzante, che metta i farmacisti in grado di interfacciarsi in modo immediato ed efficace con i pazienti. “Per agevolare le farmacie nell’erogazione delle nuove prestazioni”, ci fa sapere Annarosa Racca, presidente di Federfarma, “abbiamo messo a punto, con l’aiuto di Promofarma, la società di servizi di Federfarma, apposite piattaforme informatiche che consentono una gestione semplice, trasparente e controllata dei nuovi servizi”. Già attive la piattaforma per la telemedicina e quella per l’erogazione delle prestazioni di altri operatori sanitari, “ma presto”, ci informa Racca, “verrà rilasciata anche quella che consentirà l’avvio di progetti di aderenza alla terapia attivati con la collaborazione delle strutture sanitarie territoriali”.
Ma c’è anche dell’altro: l’avvento delle stampanti 3D in grado di produrre farmaci apre la porta alla cosiddetta super-galenica, cioè la possibilità di allestire in farmacia il medicinale su misura per il paziente.
Al centro di un nuovo network
Tra i catalizzatori del cambiamento, sicuramente l’informatizzazione della sanità: con la possibilità di avere online il fascicolo sanitario elettronico sarà probabilmente più semplice e costo-efficace l’assistenza e la condivisione dei dati sul paziente tra tutti i professionisti che lo hanno in carico. Pensiamo per esempio a un “dossier farmaceutico”, dove tenere traccia di tutti i medicinali dispensati al paziente: quelli prescritti dal medico di famiglia e/o dallo specialista, così come quelli da automedicazione.
Inoltre l’avvento della digitalizzazione ha consentito l’utilizzo di tool per monitorare la continuità terapeutica, avvertire il paziente quando deve assumere i farmaci, controllare le scadenze degli stessi: in definitiva, sistemi che rendono possibile assistere il paziente nella migliore gestione delle proprie cure.
Cambia anche la formazione
Nuove competenze significano anche una nuova educazione alla professione durante il corso di laurea, sul fronte della formazione post-laurea e dell’Ecm. “Si tratta di un passo fondamentale, che del resto è al centro anche di un’iniziativa finanziato dalla Commissione europea” spiega Mandelli. Parliamo del progetto Pharmine, atto a rivedere e riformulare le linee guida del training dei farmacisti di domani in tutti i loro campi d’azione: la comunità, l’ospedale e il settore industriale. “Le stesse capacità manageriali indispensabili ai farmacisti di oggi sono decisamente più complesse di quelle richieste anche solo di 20 anni fa, così come sarebbe importante dare ulteriore attenzione alle capacità comunicazionale del professionista”, commenta invece Racca: “Per non parlare della necessità di buone basi informatiche”.
Anche se la trasformazione richiederà tempo, organizzazione e nuove risorse, il farmacista 2.0 continuerà ad essere certamente uno dei riferimenti più apprezzati dal paziente per il consiglio e l’assistenza alla cure nella propria salute.