“Nel Patto per la Salute c’è lo spazio per le questioni che riguardano la comunità dei farmacisti, un pezzo fondamentale del Ssn. Non è quindi un caso che dentro il Patto stiamo promuovendo anche la questione fondamentale della farmacia dei servizi. Per questo ho lavorato per accelerare il disciplinare che andrà in Conferenza delle Regioni già la prossima settimana e dare immediatamente il via alla sperimentazione. Leggere le farmacie in termini meramente economici e commerciali non rende il senso della funzione sociale straordinaria che svolgono. E allora è con questo approccio dovremo lavorare insieme nelle prossime settimane. Lo faremo sul territorio delicato del rinnovo della convenzione e sul nuovo modello di remunerazione. Il mio impegno è che il tavolo si riunisca nel più breve tempo possibile”.
È un impegno forte quello assunto dal Ministro della salute Roberto Speranza di fronte alla platea di farmacisti raccolta al Mico in occasione della VI edizione di FarmacistaPiù a Milano.
Convinto che la sperimentazione della farmacia dei servizi offra una “traiettoria e la visione di indirizzo verso la quale dobbiamo provare a muoverci”, il ministro vede anche nella fiducia che i cittadini ripongono nei farmacisti “un patrimonio straordinario da rafforzare e da mettere al servizio delle istituzioni”.
“Per me l’impegno sarà quello di provare ad avvicinare la realtà che vivono i cittadini al dettato dell’articolo 32 della Costituzione – ha sottolineato – per questo ogni giorno dobbiamo fare un passo in avanti per accorciare le distanze. E sono convinto che questo lavoro di avvicinamento troverà nella comunità dei farmacisti un interlocutore straordinario e un prezioso alleato”.
Speranza, nel suo lungo intervento alla kermesse che vede radunate tutte le anime della categoria dei farmacisti, delinea gli scenari attuali: “Il D. Lgs 153 del 2009 ha detto cose importanti e impegnative, ma oggi le cose sono cambiate. Stiamo vivendo un tempo in cui assistiamo ad un rovesciamento della piramide demografica, all’avanzamento delle cronicità e quindi all’aumentata necessità di un’assistenza sui territori – ha aggiunto – In questo scenario quindi, l’impostazione della farmacia dei servizi può offrire un orizzonte molto interessante e anche un’idea nuova di farmacia. Una farmacia più connessa a questo tempo in cui non è solo luogo specifico e competente di erogazione del farmaco, come è naturale che sia e come è sempre stato, ma qualcosa di più: un punto di raccordo tra ospedale e territorio e una prima interfaccia del Ssn rispetto ai cittadini”.
Insomma un grande assist alle farmacie e alla figura del farmacista che, per Speranza, trova il suo punto di forza nella professionalità, nella competenza e nel percorso che ha “portato all’affermazione di questa realtà nel panorama istituzionale italiano”.
Ma c’è un punto ancora più rilevante e che può essere utile al sistema Paese, ha sottolineato il Ministro: “La vostra forza, che penso si ancora più interessante della professionalità e della competenza, è il rapporto di fiducia con i territori. I titoli si possono prendere e una volta presi è anche difficile perderli, ma la fiducia è un valore che o coltivi quotidianamente con il singolo individuo o in un istante evapora. E la fiducia che i cittadini ripongono nei farmacisti è un patrimonio straordinario e noi dobbiamo rafforzarlo e metterlo al servizio delle istituzioni”.
Un patrimonio del quale fanno parte non solo quanti lavorano nei grandi centri urbani, ma anche, e soprattutto, nei piccoli centri. “Comprendo perfettamente cosa vuol dire tenere una farmacia aperta in comuni di poche migliaia di abitanti, è uno sforzo enorme” ha detto Speranza incassando l’applauso della platea.
Le richieste dei farmacisti. Un discorso a tutto tondo che ha trovato terreno fertile nelle dichiarazioni di Andrea Mandelli, Presidente della Fofi che raccoglie l’invito del ministro a intraprendere un percorso comune “perché l’articolo 32 della Costituzione è anche il nostro orizzonte”. Ma Mandelli chiede al ministro Speranza un sostegno forte al mondo delle farmacie a partire dalla possibilità di poter dispensare anche i farmaci innovativi, magari ripensando anche al tema scottante dell’apertura alle società di capitali della proprietà delle farmacie.
“Tutte le professioni stanno passando un momento delicato e noi non siamo esenti – ha affermato – ma quello che ci pesa maggiormente è vedere trasformare il farmaco in un bene di consumo invece che in un bene essenziale. Non si può trasformare in business qualcosa che business non è. È chiaro che il sistema farmacia anche bisogno di iniezioni ‘economiche’ e che sulla nostra professione bisogna investire: penso per esempio agli ospedali dove non assumono farmacisti, ai nostri specializzandi che non hanno le borse di studio a differenza degli altri specializzandi di area medica. Penso ai tanti problemi della farmacia del territorio che non vede farmaci innovativi da tanti anni. La più grade mortificazione è che per un problema economico, superabile, non possiamo accedere alle innovazioni farmacologiche”.
“La legge 405 che ha legiferato sulla distribuzione diretta e per conto, oggi è anacronistica”, ha sottolineato. Per Mandelli non è pensabile obbligare i cittadini ad andare lontano dalle proprie farmacie per accedere ai farmaci, quando potrebbero avere la possibilità di avere consigli sulla terapia dal proprio farmacista di fiducia e anche di avere un supporto nell’aderenza alle terapie. “Il farmacista può dare un contributo fortissimo alla sostenibilità e al miglioramento dell’assistenza, ma è indispensabile che nelle farmacie di comunità ritorni l’innovazione farmacologica – ha detto – se dieci anni fa poteva avere un senso distribuire i farmaci più costosi attraverso ospedali e Asl per ragioni economiche, oggi questo non ha più senso, perché siamo alla partenza di un modello di farmacia in grado non solo di garantire la capillarità e la sicurezza dell’accesso al farmaco ma anche la sua economicità. Una nuova farmacia in cui si erogano nuovi servizi, come il supporto all’aderenza alla terapia, in grado di migliorare il risultato clinico. Troviamo un metodo, una soluzione, sediamoci a un tavolo e confrontiamoci”.
Mandelli ha poi toccato il tema scottante della proprietà delle farmacie: “Con la legge sulla concorrenza non è stata prevista una partecipazione del capitale a un sistema governato dai professionisti, ma sono state cedute le farmacie ai capitali. Non è pensabile che 4 o 5 players possano avere il controllo di tutta la rete. È un enorme rischio. Dobbiamo trovare un equilibrio. Su questo bisogna lavorare. Non penso ci siano ricette ‘magiche’ ma credo che la legge così come è stata scritta vada ripensata e sul tavolo di lavoro occorrerebbe fare qualche riflessione”.
Fonte: IlfarmacistaOnLine