Nel 2017, fa sapere l’ISTAT, ci sono stati in Italia 174.933 incidenti stradali con lesioni a persone e 246.750 feriti; 600 i morti tra i pedoni, 735 tra i motociclisti, 1.464 tra gli automobilisti, 92 tra chi era a bordo di un motorino e 254 tra i ciclisti.
Non è facile risalire alle cause di tutti gli incidenti, ma tra i ‘comportamenti errati’ più frequenti, vi sono la distrazione alla guida, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata. Anche le ‘multe’ raccontano la stessa storia: le violazioni al codice della strada più gettonate sono l’eccesso di velocità, il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza e l’uso del telefono cellulare alla guida.
Una pubblicità di qualche anno fa martellava con lo slogan ‘una telefonata allunga la vita’. Di certo però non faceva riferimento alle telefonate alla guida, né tanto meno al maledetto texting compulsivo, quel bisogno quasi ossessivo di rispondere in tempo reale alla chat su Whatsapp o sui social, che distoglie completamente l’attenzione dalla strada.
Insomma, di certo i cellulari alla guida sono causa di morbilità e di mortalità e il loro uso in questo contesto va sanzionato senza eccezioni. Ma probabilmente questo è tutto quello che ad oggi si può affermare senza tema di smentite in merito all’argomento ‘rischi per la salute indotti dal cellulare’.
Eppure – è notizia recente – il TAR del Lazio ha accolto la richiesta dell’Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog, dando tempo sei mesi ai Ministeri di Ambiente, Salute e Istruzione per ‘adottare una campagna informativa sulle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile e l’informazione dei rischi per la salute e per l’ambiente connessi ad un uso improprio di tali apparecchi”.
Premesso che, vanno considerate assai lodevoli tutte le iniziative che rientrino nel capitolo ‘prevenzione’, quel che viene spontaneo chiedersi è sulla base di quali evidenze scientifiche sarà costruita una tale campagna. Soprattutto viene da chiedersi perché dare la precedenza ai rischi per la salute comportati dai cellulari e non intavolare invece delle campagne di prevenzione su argomenti certamente prioritari quali prevenzione di obesità e diabete o campagne anti-fumo che, soprattutto tra gli adolescenti, avrebbero decisamente un loro perché.
Siamo andati dunque a verificare evidenze scientifiche e posizioni di enti governativi e agenzie internazionali, dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), all’NIH, allo IARC (International Agency for Research on Cancer), allo U.S. Department of Health and Human Services in merito ai rischi per la salute comportati dai cellulari.
Le posizioni dello IARC e dell’FDA
L’ International Agency for Research on Cancer, il 31 maggio 2011 ha classificato i campi a radiofrequenze (ovvero i campi elettromagnetici con frequenze comprese tra 30KHz e 300 GHz) come ‘possibilmente cancerogeni’, assegnandoli al gruppo 2B, insieme ad altri 274 agenti (tra i quali il caffè, la digitale, l’estratto di ginkgo biloba, il fenobarbitale). La conclusione dell’agenzia internazionale è stata che esistono evidenze limitate di un effetto cancerogeno per glioma e neurinoma acustico tra gli utilizzatori di telefoni wireless ed evidenze inadeguate per trarre conclusioni rispetto ad altri tipi di tumore. Il suggerimento dello IARC è dunque quello di continuare ad indagare la presenza una eventuale relazione tra uso di cellulari e rischio di tumore e che è importante condurre ulteriori ricerche sul lungo termine nei soggetti che fanno ampio uso del cellulare.
Alla domanda “c’è un rapporto tra alcuni problemi di salute e l’esposizione ai campi generate dalle radiofrequenze dei cellulari?” lo U.S.Department of Health and Human Services risponde che i risultati della maggior parte degli studi condotti finora non ne indica e aggiunge che quando si è provato a confermare con ulteriori trial, i risultati dei pochi studi che avevano individuato una connessione, questi hanno fallito. Dunque, stando alle evidenze scientifiche attuali, l’FDA ritiene che non sia possibile al momento dimostrare un’associazione tra esposizione alle radiofrequenze dei cellulari e effetti indesiderati per la salute. Tutti concordano tuttavia sul fatto che siano necessarie ulteriori ricerche per colmare i gap di conoscenza, in particolare sull’effetto a lungo termine dell’uso dei cellulari nella popolazione pediatrica.
I grandi studi sull’argomento
Lo studio INTERPHONE coordinato dallo IARC e concludo nel 2010 non ha rilevato un aumento di rischio di glioma o meningioma tra gli utilizzatori di cellulari. Visto però che il cancro è un tumore dai tempi lunghi e che l’uso dei cellulari è sempre più diffuso tra giovani e giovanissimi, già allora (i risultati dello studio sono del 2010), il dottor Christopher Wild, diretto IARC, suggeriva di aumentare la durata del periodo di osservazione rispetto al rischio di comparsa di tumori cerebrali, mentre la professoressa Elisabeth Cardis, suggeriva di introdurre ulteriori analisi rispetto al rischio di tumori del nervo acustico e delle ghiandole parotidi.
Dovrebbero riuscire a dare risposte più conclusive due grandi studi attualmente in corso, il COSMOS e MOBI-KID.
Lo studio COSMOS (COhort Study of MObile phone uSe and health) coordinato dall’Imperial College di Londra e finanziato dal Dipartimento della Salute inglese, è uno studio di coorte internazionale che sta studiando i possibili effetti sulla salute derivanti dall’uso a lungo termine (20-30 anni) dei telefoni cellulari e di altre tecnologie wireless, su una vasta coorte di persone (circa 300.000 europei). (http://www.ukcosmos.org/)
Lo studio MOBI-KIDS (http://www.mbkds.net/) coordinato da CREAL e finanziato dall’Unione Europea, sta invece valutando il rischio di comparsa di tumori cerebrali derivante dall’uso del cellulare da parte dei bambini e adolescenti. Si tratta di un argomento di grande interessa, vista la diversa biologia di un cervello ancora in formazione, del fatto l’uso dei cellulari è sempre più pervasivo tra giovani e giovanissimi e visto il prevedibile lunghissimo periodo di esposizione che ne deriverà. Il progetto ha coinvolto 14 nazioni (tra le quali l’Italia), portando all’arruolamento di 898 ragazzi di età compresa tra i 10 e i 24 anni e 1.912 controlli. I risultati sono attesi a breve.
Ma lo spettro dei problemi riguardanti l’esposizione alle radiofrequenze potrebbe andare ben al di là dei tumori cerebrali. Lo scorso novembre, è stato pubblicato lo studio del National Toxicology Program dell’NIH americano pubblicato che ha evidenziato nei ratti maschi esposti a 2G e 3G una chiara evidenza di comparsa di schwannomi cardiaci, qualche evidenzia di feocromocitomi e di tumori cerebrali; nelle femmine le evidenze raccolte sono considerate equivoche. https://ntp.niehs.nih.gov/results/areas/cellphones/index.html
Insomma, sull’argomento uso dei cellulari e pericoli per la salute, the jury is still out ma molte sono le ricerche, frutto di collaborazioni internazionali, che stanno cercando di dare risposte a questa domanda. Risposte non facili, perché la tecnologia è in evoluzione continua e già si profila all’orizzonte l’introduzione del ‘5G’. Perché oltre ai pericoli dei cellulari e dei telefoni cordless, bisognerebbe prendere in considerazione quelli dei computer, dei tablet, degli airpods, dei router wifi. Insomma l’argomento è complesso ed è forse giusto invocare il principio di precauzione, soprattutto rispetto all’uso di tutti questi strumenti da parte dei ragazzini, anche se risulta molto difficile immaginare come si possa riuscire ad arginare questo fenomeno per legge.
La speranza è infine che una eventuale ‘caccia alle streghe’ munite di cellulare non distolga da temi prioritari di prevenzione, come già detto. Obesità, diabete e fumo in testa.