Cannabis ad uso terapeutico: in alcune regioni si paga e in altre no. Ecco le differenze

La cannabis ad uso terapeutico in Friuli Venezia Giulia è dispensata nelle farmacie territoriali e rimborsata dal Ssn, mentre nel Lazio non si accenna ad alcuna forma di rimborso

A cura di Redazione Farmalavoro

La cannabis ad uso terapeutico in Friuli Venezia Giulia è dispensata nelle farmacie territoriali e rimborsata dal Ssn, mentre nel Lazio non si accenna ad alcuna forma di rimborso. In Emilia Romagna la situazione cambia da Asl ad Asl, mentre in Piemonte è dispensata solo dalle farmacie ospedaliere. La legge sulla dispensazione in farmacia della cannabis ad uso terapeutico c’è ed è nazionale, la norma è uguale per tutta Italia, ma sembrerebbe essere applicata con sfumature diverse nelle varie regioni, in alcune è rimborsata, in altre no, in altre in parte, e rimangono poco chiari i dettagli sulle preparazioni.

«Ogni regione si comporta in modo diverso perché non c’è chiarezza nell’interpretazione della legge – afferma parlando con Farmacista33 il presidente della Consulta degli Ordini dei farmacisti della Puglia Domenico Ditolla – la regione Puglia è stata una delle prime a normare a livello regionale la coltivazione della cannabis e di conseguenza nella zona di Agrigento attualmente ci sono dei campi sperimentali. Tuttavia, a Lecce c’è una sola farmacia che fa le preparazioni. Le stesse Asl dispensano la cannabis così come arriva dall’Olanda, non fanno la ripartizione o l’estrazione. Ora la nostra Als si sta attrezzando per poter fare un laboratorio interno dedicato ma i tempi della pubblica amministrazione sono quelli che sono».

Non sembrerebbe invece essere previsto alcun rimborso nel Lazio: «a Roma questo tipo di preparazione vengono dispensate a pagamento», commenta il segretario di Federfarma Roma Andrea Cicconetti, mentre a Trento “il farmaco è prescritto e rimborsato per i residenti della provincia autonoma e gestito dai centri autorizzati – afferma il presidente di Federfarma Trento Paolo Betti – Stiamo cercando di sensibilizzare i colleghi farmacisti e la classe medica sull’uso della cannabis a scopo terapeutico. Ne abbiamo recentemente parlato con l’Ordine provinciale e ci siamo incontrati anche con l’azienda sanitaria per definire il protocollo di quest’attività”. In Friuli Venezia Giulia è stata pubblicata sul bollettino ufficiale n. 28 del 13 luglio 2016 la Legge Regionale dell’8 luglio 2016 n.11, che prevede una modifica della Legge regionale del 7 febbraio 2013, n.2, sulla Modalità di erogazione dei medicinali e delle preparazioni magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche.

Con questa modifica «viene estesa alle farmacie territoriali l’autorizzazione alla preparazione e dispensazione di cannabis rimborsata dal Ssn – spiega Michele Favero, presidente della Consulta regionale dell’Ordine dei Farmacisti – La legge regionale prevede anche la coltivazione a livello locale dopodiché la produzione verrà rimborsata dal servizio sanitario regionale per tutte quelle patologie previste nel decreto del novembre scorso, con l’appoggio delle farmacie territoriali per la preparazione dei filtri per le tisane».

In particolare, il nuovo articolo 6 bis recita: «La Giunta regionale, ai fini della presente legge e anche per ridurre il costo dei medicinali cannabinoidi importati dall’estero, può avviare azioni sperimentali o specifici progetti pilota con i soggetti autorizzati, secondo la normativa vigente, a produrre e distribuire medicinali cannabinoidi». E una legge analoga è stata recentemente approvata anche in Campania dove l’utilizzo della cannabis nella terapia del dolore verrà sovvenzionata dal Ssn. La legge prevede la sottoscrizione di accordi con le università campane ed è prevista una clausola di valutazione per verificare l’effetto applicativo della cannabis nella terapia del lavoro. Ci sarà anche un Comitato tecnico scientifico che, tra gli altri compiti, dovrà formare e aggiornare periodicamente gli operatori sanitari e provvedere alla realizzazione di progetti di ricerca per le cure palliative e per la terapia del dolore. Per il 2016 la normativa sarà finanziata con un fondo regionale di 500 mila euro.

In Emilia Romagna invece, la «la situazione è a macchia di leopardo – afferma il presidente dell’Ordine di Rimini Giulio Mignani – ogni Asl interpreta la legge a suo modo, alcune Asl vogliono le copie delle ricette, altre Asl no, ma noi abbiamo elaborato un modus operandi, un fax simile di ricetta con tutti i “crismi” che deve avere secondo la legge e usiamo quella. La principale difficoltà che abbiamo incontrato è lo scetticismo e paura dei pazienti di diventare dei “drogati”, in ogni caso da noi non è rimborsata dal Ssn e, considerando che costa circa 20-25 euro al grammo, i trattamenti possono arrivare a costare anche 300 o 400 euro al mese a paziente”. In Liguria, invece, esiste una legge che risale al 2012 e prevede la possibilità di un approvigionamento gratuito di cannabis «in determinati casi la Asl dava e dà la possibilità di ritirare le bustine in ospedale, mentre non esiste il rimborso convenzionato tramite farmacia privata – spiega a Farmacista33 Edilio Lancellotti, membro della commissione cannabis della Sifap – Negli ospedali non fanno le estrazioni in olio ma solo bustine, però se si riesce ad entrare in questo protocollo la cannabis è gratuita».

E la forma farmaceutica con la quale viene dispensato il farmaco a base di thc e cannabidiolo è un altro dei tasti dolenti sui quali i vertici regionali dei titolari di farmacia e sindacati stanno insistendo per cercare di uniformare la situazione a livello italiano. «Ho sollecitato sia il presidente che il consiglio nazionale della federazione degli Ordini a insistere presso il Ministero per poter fare una monografia della cannabis da inserire in farmacopea ufficiale – spiega il presidente Consulta Ordini farmacisti Puglia Ditolla – Come si fa a fare una legge sulla cannabis senza avere una monografia della cannabis? Qual è il titolo che deve avere l’estratto? Quali sono i metodi di preparazione? Quali sono i metodi di sintesi? Non ci sono riferimenti normativi certi: la Legge fa acqua da tutte le parti perché non si è tenuto conto di quelli che sono i crismi fondamentali delle preparazioni galeniche».

Secondo la Legge dello scorso novembre le analisi sugli estratti per valutarne la titolazione devono essere eseguite da laboratori specializzati: «Fermo restando che i costi per eseguire questa procedura sono molto elevati – afferma Lancellotti – il thc e il cannabidiolo sono liposolubili, quindi l’olio permette di estrarre la totalità del principio attivo mentre nell’acqua molto viene disperso: la differenze tra “filtri da the” e estratti è che con lo stesso quantitativo di cannabis nel secondo caso si ottiene una quantità maggiore di farmaco. Inoltre per il paziente è decisamente più pratico poter mettere poche gocce di farmaco sotto la lingua che dover preparare una bevanda anche con del latte che va assunta calda”. Su questo problema stanno lavorando i membri della Sifap: «stiamo studiando un metodo di preparazione degli estratti comune da presentare al Ministero», conclude Lancellotti.

 

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