Il “Documento sui vaccini” della Fnomceo non è stato accolto positivamente da tutte le organizzazioni e istituzioni mediche. Anzi, un comunicato stampa diramato congiuntamente dalle principali associazioni che rappresentano la medicina omeopatica e antroposofica in Italia – Fiamo (Federazione italiana associazioni e medici omeopati), Sima (Società italiana di medicina antroposofica) e Siomi (Società italiana di omeopatia e medicina integrata) – avanza molte critiche.
Il testo esordisce sottolineando che la Fnomceo non chiarisce se fa riferimento ai vaccini “obbligatori” (le virgolette sono nel comunicato) o a tutti i vaccini disponibili sul mercato. Le argomentazioni che seguono, comunque, non sono da inquadrare nell’alveo del movimento anti-vaccini, come si evince dalla premessa dei firmatari, presidenti delle tre sigle – Simonetta Bernardini (Siomi), Laura Borghi (Sima) e Antonella Ronchi (Fiamo) – le quali «ritengono che le vaccinazioni siano una valida arma contro malattie che possono essere debellate. Tuttavia» aggiungono «occorre fare alcune precisazioni nell’interesse dell’indipendenza dalle logiche industriali, nel rispetto dei cittadini e della loro corretta informazione e nel rifiuto di ideologie e di desueti paternalismi in medicina».
In particolare le associazioni firmatarie affermano quattro concetti:
1) «i vaccini non sono innocui» e «possono avere effetti collaterali anche gravi che devono essere illustrati chiaramente ai cittadini prima della vaccinazione consegnando loro il foglietto di istruzioni» per poter «dare un reale consenso informato alla vaccinazione di se stessi o dei loro figli»;
2) «i danni prodotti dalle vaccinazioni sono sottostimati a causa di una irragionevole e pericolosa tendenza di alcuni medici a negarne la correlazione con il vaccino». Una tendenza giudicata «lesiva del rapporto di fiducia indispensabile in medicina» e che «allontana il cittadino (…) dalle vaccinazioni».
3) «l’interesse della collettività non può annullare l’interesse del singolo individuo. È necessario rispettare la salute del singolo evitando pratiche come vaccinare bambini non in perfette condizioni di salute privilegiando le esigenze del calendario (…)».
4) «occorre instaurare una relazione chiara con il cittadino rinunciando a comportamenti paternalistici che non sono più accettabili in medicina». Bernardini, Borghi e Ronchi, inoltre, parlando a nome delle rispettive società, denunciano il disinteresse delle aziende produttrici e delle Asl verso i vaccini monocomponente, «da anni tolti dal commercio». La situazione attuale, sostengono, «è tale per cui una persona che abbia già contratto e risolto una malattia infettiva (per esempio, rosolia o parotite) deve rivaccinarsi anche per quella malattia per potersi vaccinare, per esempio, per il morbillo. Allo stesso modo una donna in età fertile non trova il vaccino monocomponente della rosolia. Ugualmente, la vaccinazione quadrivalente è nella realtà della pratica quotidiana sempre una esavalente, per mancanza del vaccino specifico».
In ultima analisi, secondo Siomi, Sima e Fiamo, proprio «tali costrizioni, che hanno come unica giustificazione logiche commerciali, possono allontanare i cittadini dalle vaccinazioni compromettendo una valutazione responsabile e aprendo le porte alla diffidenza» e «alcuni esempi dalla attività clinica quotidiana bastano a evidenziare la logica costrittiva non aderente alle esigenze di reale profilassi».