È iniziato questa mattina in Aula a Montecitorio l’esame del ddl concorrenza. Gli schieramenti sembrano spaccarsi sul tema della possibile liberalizzazione dei farmaci di fascia C. Ipotesi, ricordiamo, bocciata durante l’esame del testo da parte delle commissioni Finanze ed Attività Produttive. Movimento 5 stelle, Sinistra ecologia e libertà, ma anche Scelta Civica, chiedono una “vera concorrenza” che contempli anche la libera vendita dei farmaci con ricetta medica nelle parafarmacie e nei corner. A difendere invece l’attuale testo del provvedimento è il Partito Democratico, che è però apparso non del tutto ‘allineato’ sul tema, ed Area Popolare.
Ma vediamo com’è andata.
Ad illustrare il provvedimento è stato il relatore per la maggioranza per la X Commissione (Attività produttive), Andrea Martella (Pd), che ha spiegato come, con riguardo al settore della distribuzione farmaceutica, grazie a questo testo si consentirà l’ingresso di società di capitali nella titolarità dell’esercizio della farmacia privata e si rimuoverà il limite delle quattro licenze, attualmente previsto, in capo ad una stessa società. “Nel corso dell’esame parlamentare – ha proseguito – sono state apportate alcune modifiche, prevedendo obblighi di comunicazione delle variazioni dello statuto e della compagine sociale delle società di capitali titolari di farmacie private alla Federazione degli ordini dei farmacisti italiani e ad ogni altro organo con competenze istituzionali nel settore. Infine, è stata sancita l’incompatibilità della partecipazione a società di capitali titolari di farmacia privata con qualsiasi attività svolta nel settore della produzione e informazione scientifica del farmaco”.
A seguire, ha preso la parola anche la relatrice per la maggioranza per la VI Commissione (Finanze), Silvia Fregolent (Pd), per spiegare all’Aula il lavoro portato avanti in questi mesi. È stato poi il turno del sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari (Ap), secondo la quale le norme sull’apertura ai capitali “ci consente di avvicinare sempre di più l’attività professionale, in particolare avvocati e farmacie, all’attività di impresa”.
E sull’articolo 32 e, dunque, sulle norme riguardanti la farmaceutica, si è soffermato poi Luigi Taranto (Pd), richiamando innanzitutto le considerazioni dell’Autorità garante sul tema e cioè: superamento del sistema di contingentamento, possibilità di vendita al di fuori della farmacia, ma con presenza di farmacista, dei farmaci di fascia C soggetti a prescrizione medica ma con costo a carico del paziente, superamento dei limiti concernenti la possibilità per un unico soggetto di assumere la titolarità di più licenze. “Questo superamento è, appunto – ha sottolineato Taranto- l’asse di intervento prescelto dal disegno di legge, prevedendo che anche società di capitali possano essere proprietarie di farmacie ed abolendo il tetto massimo di titolarità di quattro farmacie. Obblighi di comunicazione, ma anche incompatibilità della partecipazione a società di capitali titolari di farmacia privata, con qualsiasi attività svolta nel settore della produzione e informazione scientifica del farmaco, nonché con l’esercizio della professione medica, possibilità di servizio in orari e periodi aggiuntivi rispetto al livello minimo di servizio stabiliti dalle autorità competenti completano il quadro degli interventi dedicati alla distribuzione dei farmaci. Ne derivano, in breve – ha proseguito – le premesse per una importante, seppure non esaustiva, modernizzazione procompetitiva del modello di distribuzione dei farmaci, all’insegna di un efficientamento foriero anche di un contenimento di medio periodo della spesa farmaceutica a carico del servizio sanitario nazionale”.
Come dicevamo all’inizio, però, il Pd su questo tema sembra diviso al suo interno e, infatti, Chiara Scuvera (Pd), deputata vicina all’ex segretario Pd Bersani, durante il suo intervento ha sottolineato che “certamente si può fare di più, ad esempio, sulla questione della liberalizzazione della Fascia C”.
Un’apertura, esplicita, quella di Scuvera, parziale (modernizzazione distribuzione farmaci “non esaustiva”) quella di Taranto, che stridono però con la linea del Pd espressa a più riprese dal responsabile sanità del partito Federico Gelli che nei giorni scorsi ha ribadito come i “farmaci con ricetta debbano restare in farmacia”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Alessio Mattia Villarosa (M5S), che nel suo intervento ha sottolineato come le parafarmacie siano “una creazione stupida italiana, perché la parafarmacia senza la fascia C non ha senso”. “Se si vuole fare un passo in avanti nel mercato delle farmacie – ha spiegato – l’unico modo per risolvere il problema legato alla costituzione inutile delle parafarmacie e quello di dare loro la fascia C, a parere nostro con determinati paletti. Nel testo del disegno di legge, invece, si propongono delle misure che rischiano di affossare definitivamente i canali alternativi alle farmacie, ovvero parafarmacie e corner nei supermercati”. Quanto poi alle società di capitali: “Avranno più facilmente la disponibilità di fondi per acquistare quelle esistenti, il che suona molto come il lasciapassare alla creazione di catene di farmacie. La presenza di catene può agevolare forti promozioni su alcuni prodotti ‘civetta’ più usati e magari anche meno utili, efficaci ed essenziali, senza costituire una reale possibilità di risparmio, che può essere garantita solo in un regime di reale concorrenza”. Si verrebbe così a creare, secondo il deputa2o del M5S, una situazione del tutto analoga rispetto a ciò che è già avvenuto in Inghilterra. “Ad oggi in Inghilterra – ha detto – abbiamo solo ed esclusivamente una catena di farmacie che si chiama Boots. Boots è gestita da Alliance ed Health, alleanza e salute. Sono romani, sono italiani. Non vorrei che ci fosse un interesse dietro, che ci sia qualcuno che voglia fare lo stesso anche in Italia, cioè riuscire a prendersi una fetta di farmacie, le quali oggi non riescono neanche tra di loro a concorrere per il semplice motivo che il mercato è cambiato”. Il timore di Villarosa è che le farmacie italiane “inizino a diventare dei minimarket, nei quali la salute viene messa al secondo posto e al primo posto viene messa la vendita a tutti i costi”.
A difesa del mantenimento della vendita dei farmaci con ricetta all’interno delle sole farmacie è intervenuto, poi, Raffaello Vignali (Ap). “Se crediamo che le farmacie facciano parte del sistema sanitario nazionale con quello che questo comporta, non soltanto in termini di tutela della salute, ma anche di contenimento della spesa pubblica, allora è evidente che in questo caso l’aspetto di mercato è una variabile secondaria: non può che essere così – ha dichiarato -. Se, al contrario, si decide di cambiare modello, cioè che diventino una rivendita come tutte le altre, ovvero un esercizio commerciale come tanti altri, allora le cose cambiano. Ma finché il nostro sistema è del primo tipo, se introduciamo modelli che lo contraddicono e impostati al secondo tipo, rischiamo semplicemente di fare dei danni al sistema sanitario. Queste sono le stesse ragioni, peraltro ribadite da una recentissima sentenza della Corte costituzionale sui farmaci di fascia C. Infatti, proprio dentro un sistema sanitario nazionale, la vendita dei farmaci con prescrizione medica deve essere regolamentata”.
Su posizioni ben diverse ed a favore della libera vendita dei farmaci con ricetta medica Lara Ricciatti (Sel), che ha rimarcato come “questa importante previsione” fosse prevista fin dalle prime bozze del disegno di legge in esame, “ma alla fine ha prevalso la lobby dei farmacisti proprietari e, con il plauso dello stesso Ministro Lorenzin e della stessa Federfarma, tutto è scomparso nel testo definitivo del disegno di legge sulla concorrenza trasmesso in Parlamento”. “Eppure – ha proseguito – solo dando la possibilità alle parafarmacie e ai corner salute di vendere anche i farmaci di fascia C con ricetta si produrrà linfa vitale alla concorrenza a vantaggio di tutti i cittadini”. E invece “con l’articolo 32 di questo disegno di legge – ha detto Ricciatti – di fatto sancite la morte, ovviamente professionale, di tutti quei farmacisti titolari di parafarmacie e farmacie rurali”. Altra preoccupazione avanzata dalla deputata di Sel riguarda l’ingresso delle società di capitali nel settore: “Noi di Sinistra Ecologia Libertà continuiamo a mantenere una forte preoccupazione nell’andare ad infilare una catena di multinazionali che possono gestire di fatto tutta l’industria del farmaco”.
Preoccupazioni, queste ultime, che sembrano essere condivise anche da Catia Polidori (Fi), secondo la quale: “Abbiamo avuto anche noi paura che si accentuasse troppo il carattere commerciale di alcune farmacie, a scapito della tutela della salute dei cittadini. Non ci vorremmo trovare in farmacie come bazar”.
Infine, il presidente della commissione Affari Costituzionali, Andrea Mazziotti Di Celso (Sc), ha proposto l’eliminazione del numero massimo delle farmacie ed una libera vendita dei farmaci nell’interesse dei consumatori. “Per questo, chiederemo anche al Governo di non esprimere un parere su questo tema, perché abbiamo la forte sensazione che ci sia stato un condizionamento molto forte – senza nascondercelo – da parte di un partito della maggioranza, che ha detto chiaramente che quello è un tema da non toccare – lo ripeto –, rivendicando il fatto di avere evitato questa liberalizzazione. Noi andremo in Aula e chiederemo di votare su questo punto. Lo faremo perché pensiamo che sia nell’interesse dei consumatori. Gli studi indicano che sulla fascia C i risparmi possono arrivare a centinaia di milioni per i consumatori e noi pensiamo che – come dicevo prima – si debba smettere di rinunciare ad apportare dei benefici ai consumatori per tutelare categorie molto limitate – ha continuato -. Per questo, Scelta Civica insisterà sui suoi emendamenti, li porterà in Aula e li farà votare perché pensiamo che sia nell’interesse della concorrenza, degli italiani e della crescita”.