Dalla rilevazione del 2022 emergono migliori performance universitarie: una maggiore regolarità dei percorsi di studio (il 62,5% degli intervistati ha concluso il percorso universitario nei tempi previsti dagli ordinamenti), un’età alla laurea sempre più bassa (25,6 anni) e voti di laurea più elevati (in media, 104,0 su 110).
Lavoro: le aspettative
Negli ultimi anni cambiano le aspettative nei confronti del mondo del lavoro e delle modalità in cui svolgerlo, con una decisa ricerca di un maggiore work-life balance testimoniato dall’aumentata disponibilità a lavorare in smart working (40,5% nel 2022) e da un incremento dell’importanza attribuita a tempo libero, flessibilità dell’orario, autonomia. In ogni caso, i laureati 2022 dichiarano maggiormente rilevanti nel lavoro futuro i seguenti aspetti: acquisizione di professionalità (78,1%), stabilità del posto di lavoro (71,7%), possibilità di carriera (70,4%) e di guadagno (68,3%), indipendenza o autonomia (63,1%).
Sul mercato del lavoro
Nel 2022 migliora ancora la capacità di assorbimento del mercato del lavoro arrestata, seppure temporaneamente, dall’avvento della pandemia. Si registrano infatti elevati tassi occupazionali tra i laureati, sia di primo sia di secondo livello (rispettivamente 75,4% e 77,1% a un anno dal conseguimento del titolo; 92,1% e 88,7% a cinque anni).
Rilevanti per l’ingresso nel mondo del lavoro risultano le esperienze maturate durante gli studi. In particolare, a parità di condizioni, i soggiorni di studio all’estero riconosciuti dal corso di laurea (svolti dall’8,3% dei laureati 2022, con una soddisfazione al 95%) alzano del 12,3% la probabilità di trovare lavoro, mentre i tirocini curriculari (svolti dal 59,4% dei laureati 2022 e in aumento nell’ultimo anno) offrono il 4,3% di probabilità in più di avere un’occupazione a un anno dal titolo.
Per tutti i collettivi esaminati, nel 2022 le retribuzioni mensili nette sono risultate in calo in termini reali, cioè se si tiene conto del potere d’acquisto mutato dagli elevati livelli di inflazione, conseguenza della perdurante instabilità geopolitica.
Differenze di genere
Persistono differenze di genere nei livelli occupazionali e retributivi. A parità di condizioni, a un anno dal titolo i laureati hanno l’11,7% di probabilità in più di essere occupati rispetto alle laureate; inoltre, a parità di altre condizioni, percepiscono in media 70 euro netti in più al mese rispetto alle donne. Le donne, che pure restano complessivamente in maggioranza (59,7%), diminuiscono nel passaggio dal primo al secondo livello di studi universitari e, ancora di più, nel passaggio al dottorato, nel quale rappresentano il 49,1%.
Mobilità per motivi di lavoro: si conferma la maggiore mobilità lungo la direttrice Sud-Nord
Dal confronto tra la ripartizione geografica di residenza e quella di lavoro, emerge che nel 2022, complessivamente, la mobilità per motivi di lavoro riguarda il 15,8% dei laureati di primo livello e il 27,0% di quelli di secondo livello occupati a un anno dal conseguimento del titolo. La mobilità per lavoro riguarda soprattutto i residenti nel Mezzogiorno (33,3% per i laureati di primo livello e 47,5% per quelli di secondo livello), mentre è decisamente più contenuta per i residenti al Nord (4,5% e 6,1%, rispettivamente).
Dopo le limitazioni degli spostamenti legate alla diffusione della pandemia da Covid-19, nel 2022 si osserva un aumento della mobilità per ragioni lavorative. Tale incremento è più consistente per i residenti nel Mezzogiorno (nell’ultimo anno oltre 2 punti percentuali), per gli uomini e per quanti provengono da contesti familiari più favoriti.
Fonte: Almalaurea