La sanità digitale, le nuove tecnologie e la necessità di formarsi per informare i cittadini, spesso vittime di cattiva informazione o semplicemente di un eccesso di informazioni.
Anche questi aspetti sono ampiamente rappresentati nel programma dell’VIII edizione di FarmacistaPiù, dove però si tocca anche il nodo delle prestazioni assistenziali e previdenziali, come spiega il segretario della FOFI, e Presidente di Farma Academy, Maurizio Pace.
Segretario Pace, quest’anno il Congresso nazionale ha un punto di partenza obbligato: il ruolo dei farmacisti e delle farmacie durante la pandemia…
Non poteva essere che così, dal momento che anche nei momenti più duri, nella fase del lockdown, nelle strade delle grandi città come dei paesi più piccoli ci sono sempre stati un farmacista cui rivolgersi e una croce verde accesa. Una dedizione che molti colleghi hanno pagato con la vita. Va anche sottolineato che la professione ha dato una risposta importante ai bisogni di una collettività colpita duramente anche attraverso l’innovazione, sia quella partita direttamente dai territori se non addirittura dai singoli presidi, sia quella determinata dalle decisioni prese a livello centrale: mi riferisco alla dematerializzazione della ricetta, all’esecuzione dei tamponi antigenici e, oggi, all’esecuzione delle vaccinazioni.
Soluzioni attuate in emergenza…
Ma che devono diventare il nuovo standard, devono essere confermate anche dopo la fine, che speriamo prossima, dello stato di emergenza. Non è possibile pensare che le persone possano ritornare, per esempio, al sistema dei promemoria cartacei. E quanto alle vaccinazioni in farmacia, credo che se la prossimità è fondamentale per i processi di cura, lo è anche per la prevenzione attiva, che è innanzitutto screening e immunizzazione: si tratta di prestazioni che sono rivolte a chi è sano o si percepisce sano, non è spinto da un malessere o da un sospetto, quindi offrire la possibilità di ottenerle vicino a casa costituisce un incentivo importante. Non è un caso che in Gran Bretagna, ma non solo, sempre più spesso si affidi lo screening di alcune patologie alle farmacie di comunità, come nel caso recente dell’epatite C cronica.
E per quanto riguarda l’assistenza farmaceutica?
Non è certo una novità: ma durante la pandemia è emersa tutta l’irrazionalità della distribuzione diretta quando si tratta di farmaci che potrebbero essere prescritti, dispensati e gestiti sul territorio. In questo caso, non sono i dati che si devono spostare, ma i farmaci, che devono ritornare in farmacia.
Da parte dei farmacisti che cosa deve essere messo in campo per raggiungere questi obiettivi?
Va premesso che, come ha detto il presidente della FOFI, Andrea Mandelli, l’opera svolta dai farmacisti durante la pandemia è stata già una sperimentazione del modello della farmacia dei servizi che i farmacisti hanno senz’altro superato. Detto questo è evidente che il primo punto è la formazione, l’aggiornamento continuo, e questo aspetto è ben presente nel Congresso. Prendiamo il tema dei vaccini contro il SARS CoV-2, che è emblematico perché porta con sé inevitabilmente considerazioni scientifiche, aspetti tecnici e anche legali inediti per il farmacista. Ma non c’è solo questo: è un aspetto sul quale si è fatta anche molta disinformazione o cattiva informazione. E qui è centrale che il farmacista, quotidianamente a contatto con le persone, sia sempre in grado di risolvere i dubbi e contrastare messaggi scorretti.
E poi c’è la Sanità digitale. Lei rappresenta la FOFI in seno alla cabina di regia per l’implementazione del FSE, come si è evoluta la situazione?
Come ho detto a proposito della dematerializzazione delle ricette è evidente che si è confermato che è più efficace far muovere le informazioni che non le persone. Ma non ci sono soltanto i dati: oggi la telemedicina può contare su supporti tecnici sofisticati e relativamente economici, che permettono più facilmente di monitorare il paziente o di accedere più facilmente allo specialista. E’ un complemento fondamentale alla rete di prossimità e una risposta alla mobilità ridotta che purtroppo interessa molti, considerando la prevalenza della popolazione anziana. E la farmacia, come primo presidio territoriale, è nella posizione giusta per fungere da accesso a queste prestazioni o per essere il terminale, per esempio, di sistemi di telesorveglianza. E’ un campo di intervento sul quale dobbiamo riflettere e formarci e va in questa direzione, per esempio, il Convegno organizzato da Fenagifar e da Farma Academy che proprio all’impiego dei sistemi di telesorveglianza è dedicato. La sanità digitale è un’opportunità che non dobbiamo trascurare.
Lei ha ricordato i colleghi scomparsi a causa della COVID-19 contratta in servizio, il caso più doloroso, ma sono molti i colleghi che hanno patito le conseguenze della pandemia.
Purtroppo sì. I contagiati in servizio sono stati numerosi, ma c’è stato chi ha perso il lavoro, chi ha dovuto affrontare spese sanitarie aggiuntive, ricorrere a baby sitter. E ovviamente la fase del lockdown ha pesato sui bilanci di molte farmacie. Una situazione critica cui fortunatamente ha potuto rispondere l’intervento assistenziale del nostro ente previdenziale. L’ENPAF è economicamente forte e ha potuto attuare queste misure di sostegno senza le difficoltà incontrate da altre Casse. Anche in questo settore l’emergenza ha determinato una spinta a innovare, a trovare soluzioni per aumentare la tutela degli iscritti. E anche questo tema trova spazio nel Congresso.
E in conclusione?
Mai come quest’anno, credo che FarmacistaPiù sia un appuntamento che i colleghi non possono mancare, in particolare i più giovani. Stiamo costruendo il futuro della professione e mai come oggi abbiamo bisogno del contributo di tutti.
Fonte: IlFarmacistaOnline