I farmacisti dicono no alle UOC di Farmacologia Clinica.

Contrarietà unanime dal mondo dei farmacisti ospedalieri all’emendamento al ddl Bilancio presentato dall’on.

A cura di Redazione Farmalavoro

Un emendamento presentato da Angela Ianaro (5 Stelle) ha sollevato l’unanime dissenso delle principali associazioni dei farmacisti ospedalieri, Sifo e Sinafo, alle quali si è aggiunta anche la Sifact.

L’emendamento prevede l’avvio di istituire UOC “sperimentali” negli ospedali, all’interno del Dipartimento dei Servizi sanitari o delle Direzioni sanitarie, dirette da un farmacologo clinico, da finanziare con i fondi destinati alla sanità in questa fase di emergenza.

La Società Scientifica dei Farmacisti Ospedalieri Italiani (Sifo) esprime “una forte preoccupazione” e il presidente Arturo Cavaliere sottolinea come esso “violi palesemente un perimetro professionale da sempre presidiato con attenzione e competenza dai Farmacisti ospedalieri e territoriali”.

Cavaliere sottolinea poi come sia “poco apprezzabile che la proposta giunga nel pieno momento pandemico nel quale i farmacisti, insieme a medici ed infermieri, stanno fortemente contribuendo alla gestione di un’emergenza che tuttora vede i professionisti impegnati in prima linea, una situazione che vedrà i Farmacisti ospedalieri ulteriormente coinvolti nella prossima complessa e delicata gestione del processo di conservazione, dispensazione ed allestimento del nuovo vaccino Covid-19”.

“Prendiamo le distanze in modo fermo”, continua Paolo Serra, membro del Consiglio Direttivo SIFO, “da una proposta che non solo non ci premia, ma che sulla carta collocherebbe i farmacologi in strutture sovraordinate rispetto alle UOC dei Servizi Farmaceutici”.

“Riteniamo che i profili specialistici – ricordiamo che quella della Farmacia Ospedaliera è una specializzazione quadriennale – debbano connotarsi in coerenza con il proprio percorso formativo e conseguentemente collocarsi in linee di attività esclusive. Non accettiamo questo tentativo di invasione di campo in ambiti già codificati e attribuiti al farmacista e già supportati da numerose norme di legge”, prosegue Serra che aggiunge, “abbiamo da sempre a cuore la qualità dell’assistenza farmaceutica e non troviamo corretto che i nostri spazi professionali vengano sottratti a favore di altre figure che non hanno mai svolto la professione del Farmacista Ospedaliero”.

“Riteniamo pertanto irricevibile ed inopportuno l’emendamento citato ed auspichiamo al contrario che si continui ad investire sulla nostra figura professionale come già accade negli altri Paesi Europei nei quali la Farmacia Clinica è una realtà ben consolidata e nota per contribuire a migliorare gli esiti clinici ed organizzativi dei Sistemi Sanitari”, concludono congiuntamente Arturo Cavaliere e Paolo Serra.

Roberta Di Turi, Segretario Generale Fassid Sinafo e Giangiuseppe Console, Presidente Nazionale Fassid Sinafo, rimarcano che “ancora una volta si prova a proporre la figura del farmacologo clinico in affiancamento/sostituzione dei farmacisti ospedalieri e territoriali del SSN, cercando di far credere che ci sia un vuoto gestionale e professionale laddove invece si sono registrati risultati importanti e veri e propri successi!”

“La finalità dell’emendamento – proseguono i due esponenti del Sinafo – è quella di “promuovere la sicurezza, l’efficacia e l’appropriatezza nell’uso dei farmaci” sottendendo che tali aspetti essenziali dell’assistenza farmaceutica trovino un vuoto applicativo e che vi sia una urgente necessità di attivazione. Così non è. Infatti tutte le attività che vengono indicate nell’emendamento sono svolte integralmente all’interno dei servizi farmaceutici ospedalieri e territoriali del SSN”.

“Lo abbiamo detto e ribadito che la gestione del farmaco (e dei dispositivi medici) è appannaggio dei farmacisti ospedalieri e territoriali che faticosamente, nonostante gli organici ridottissimi, hanno costruito mattone dopo mattone una completa ed efficace governance del farmaco”, aggiungono.

“Senza dire, poi, – proseguono Di Turi e Console – del fatto che l’emendamento prevede che, nonostante l’accesso alla direzione di tali strutture sia aperto a Farmacisti, Medici e Biologi, a dirigerle “sarebbe opportuno che fosse preferibilmente un medico”. Cioè, in buona sostanza, si dovrebbe prevedere un dispositivo legislativo che dovrebbe a priori definire qual è la figura, tra i partecipanti, alla quale affidare la responsabilità della UOC. Insomma una vera e propria macedonia multidisciplinare con percorsi di formazione universitaria alle spalle decisamente eterogenei, che non si capisce perché dovrebbe appropriarsi delle discipline storicamente affidate ai farmacisti”.

Per tutti questi moti il Sinafo, “boccia totalmente questa proposta di emendamento definendola inutile, paradossale, antieconomica e gravemente lesiva nei confronti della professione esercitata dai farmacisti ospedalieri e territoriali del SSN, sia per la palese discriminazione categoriale sia per la distorsiva collocazione normativa che rompe l’organicità della materia già governata”.

Contrari infine anche Angelo C. Palozzo, Presidente Società Italiana di Farmacia Clinica e Terapia (SIFaCT) e Andrea Messori, Presidente Comitato SIFaCT che ricordano come “il primo firmatario, l’On. Angela Ianaro, è una farmacologa che non è nuova a queste proposte. Lo scorso anno infatti aveva presentato un analogo disegno di legge, che oggi ripresenta in modo diverso, proponendo di istituire UOC “sperimentali” negli ospedali, all’interno del Dipartimento dei Servizi sanitari o delle Direzioni sanitarie, dirette da un farmacologo clinico, da finanziare, complice l’emergenza COVID 19, con i fondi destinati alla sanità in questa fase di emergenza”.

“Un intervento legislativo oggi – scrivono Palozzo e Messori – dovrebbe piuttosto prevedere il potenziamento dei servizi farmaceutici per ottenere omogeneità di intervento nel territorio nazionale e per consolidare gli obiettivi indicati nelle premesse dello stesso emendamento”.

“Piuttosto che perseguire obiettivi che sembrano solo favorire alcune nuove direzioni – aggiungono – si ricorda che già oggi i farmacisti farmacologi trovano utile collocazione presso i servizi farmaceutici SSN. Investire nelle figure di farmacologi clinici è limitante rispetto alle molteplici competenze dei farmacisti clinici”.

“Infine – concludono – posto che la riforma proposta con questo emendamento avrebbe una oggettiva rilevanza, essa non è scaturita da un ampio dibattito avvenuto pesando i pro e i contro all’interno di un organismo collegiale (es. una commissione in ambito politico e/o istituzionale, la pianificazione sanitaria di uno specifico partito politico, un consesso scientifico multi-disciplinare). Essa sembra essere invece il risultato di una semplice condivisione tra alcuni parlamentari e un certo numero di farmacologi clinici”.

 

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Fonte: IlFarmacistaOnline

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