Ocse 2019: utilizzo dei servizi. La banca dati contiene in realtà il riferimento a molte procedure, ma la disponibilità dei dati 2018 per tutti (o questi) gli stati è limitata alle indicazioni che riportiamo di seguito, utili tuttavia a un confronto sugli effetti dell’assistenza nei vari paesi.
Il primo dato riguarda le consultazioni di medici, non definite visite perché nel numero, anche se poche rispetto alle altre, sono presenti i dati relativi ad esempio alle consultazioni telefoniche di un medico.
La media Ocse procapite è di 6,8 in un anno, ma in Svezia i cittadini hanno contatti con un medico solo 2,8 volte, mentre in Corea 16,6 volte.
L’Italia, assieme al Canada, è perfettamente in linea con la media Ocse e le consultazioni in entrambi i paesi sono 6,8.
Dei nostri maggiori partner Ue invece, frequentano di più il medico i tedeschi (9,9 volte) e meno i francesi (6,1), mentre il dato sul Regno Unito 2018 non è riportato e il primo dato presente è del 2009 (5,0).
Poi, l’utilizzo degli esami diagnostici per risonanza e Tac.
Per la prima la media Ocse è di 64,71 esami ogni mille abitanti e l’Italia è al di sopra con 71,4. Ma a battere il record è la Germania che di esami ogni 1.000 abitanti ne conta 143,4, mentre sul versante opposto c’è la Nuova Zelanda con appena 4,4 esami.
Per la Tac la media Ocse si alza e raggiunge i 144,09 esami per mille abitanti, ma stavolta l’Italia è molto al di sotto con 89,9, quartultima nella classifica chiusa ancora una volta dalla Nuova Zelanda con 28,7 esami e che vede al top gli Stati Uniti con 255,7 esami per mille abitanti, praticamente tre volte di più di quelli italiani.
Nelle dimissioni ospedaliere per acuti, stavolta ogni 100mila abitanti l’Ocse registra una media di 15.474,32.
L’Italia, con 11.597,1 è molto più in basso, a sette posti dal fondo classifica, chiusa in questo caso dalle 4.676,7 dimissioni ogni 100mila abitanti del Messico, mentre in testa c’è ancora la Germania che di dimissioni ogni 100mila abitanti ne conta in un anno 25.478,4, che si traducono in un numero di ricoveri più che doppio di quelli italiani.
Sulla durata media (in giorni) della degenza, l’Italia è a mezza classifica con 7,8 giorni, al di sotto della media Ocse di 8,06 giorni.
I ricoveri più brevi sono quelli messicani che durano in media 3,7 giorni, mentre quelli più lunghi i giapponesi con 28,2 giorni, circa quattro volte quelli italiani.
La banca dati fornisce poi una serie di dati su alcune prestazioni-indicatore.
Tra quelle che hanno i risultati più completi per il 2018 c’è la durata del ricovero per infarto acuto del miocardio che in media nei paesi Ocse è di 6,6 giorni, raggiunge i 7,9 in Italia e ha il suo minimo in Norvegia con 3,3 mentre il massimo in Cile con 12 giorni.
Per un parto naturale la media Ocse di ricovero è di 2,89 giorni, con l’Italia al di sopra a 3,4 giorni.
In Messico la durata minima di 1,2 giorni, mentre in Ungheria per un parto naturale si resta in un letto di ospedale in media per 4,9 giorni.
Ci sono poi i cesarei. Il dato li quantifica ogni 1.000 nascite e la media Ocse è 280,80.
Su questo fronte l’Italia si conferma ai primi posti (settima in classifica, ma a parte Polonia e Ungheria, prima dei maggiori partner Ue) e di cesarei ogni 1.000 nascite ne ha 338,2. Al top stavolta c’è la Turchia con 531,4 e in fondo alla classifica Israele con 148,4 parti cesarei ogni 1.000 nascite.
Infine il consumo di antibiotici. La media Ocse è di 18,95 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti, ma in questo caso l’Italia è nell’alta classifica, settima sui 36 paesi con 21,8 dosi giornaliere ogni mille abitanti, superata dai maggiori partner Ue dalla Francia con 29,2 dosi al terzo posto della classifica guidata dalla Turchia che di dosi giornaliere per 1.000 abitanti ne consuma 35,3. Ultimi invece per consumo di antibiotici sono i Paesi Bassi, dove le dosi giornaliere si fermano a 9,5.
Tra i maggiori partner Ue invece, la Germania si ferma al quartultimo posto con 12,5 dosi e il Regno Unito si avvicina alla media Ocse rispetto alla quale resta al di sotto con 18 dosi giornaliere ogni mille abitanti.