Spesa farmaceutica. Per il 2018 previsto sforamento tetto per acquisti diretti per circa 2,4 mld

Sono esclusi dal conto degli acquisti diretti i farmaci innovativi che rientrano nei due fondi da 500 milioni di euro ciascuno

A cura di Redazione Farmalavoro

 In base ai numeri registrati nei primi otto mesi del 2018 la spesa farmaceutica per acquisti diretti nel 2018 oltrepasserà nuovamente il tetto programmato per legge. A fare la stima è IQVIA che prevede un disavanzo della spesa di circa 2,4 miliardi di euro.
 
“Per il 2018 – si legge in una nota -, è stato confermato il precedente tetto del 6,89% della spesa sanitaria complessiva (pari a 112,7 miliardi di euro) per gli acquisti diretti di farmaci (compresi i farmaci acquistati in distribuzione diretta e per conto). In realtà, si prevede che questa spesa arriverà a 10,14 miliardi di euro (+6,7% rispetto al 2017) incidendo per il 9% sul totale della spesa sanitaria. Sono esclusi da questo computo i farmaci innovativi e innovativi oncologici che rientrano in due fondi da 500 milioni di euro ciascuno. Pertanto, anche quest’anno si ha la conferma che il tetto fissato per il 2018 non sarà sufficiente”.
 
“E le aziende farmaceutiche – rileva Iqvia – saranno nuovamente chiamate a ripianare il 50% dell’eccedenza della spesa farmaceutica per acquisti diretti (clawback) per un totale di circa 1,2 miliardi di euro.  La restante parte verrà invece ripianata dalle Regioni in base al loro superamento del budget assegnato”.
 
“Non tutti sanno che le aziende farmaceutiche sono chiamate a ripianare, in misura pari al 50%, l’eccedenza della spesa farmaceutica per acquisti diretti quando viene superato il tetto di spesa stabilito. Il nodo principale resta il finanziamento che evidentemente è insufficiente a garantire la stabilità del sistema”, dichiara Sergio Liberatore, amministratore delegato di IQVIA Italia. “In pratica, il Governo fissa il tetto della spesa, ma poi se viene superato sono le aziende farmaceutiche a dover ripianare il disavanzo. Speriamo, almeno, che i colloqui in corso possano portare a una semplificazione della governance, permettendo un più facile calcolo dei clawback che devono pagare le aziende”.
 
“Nel 2018, – evidenzia invece lo studio – la spesa convenzionata (ricetta rossa) invece dovrebbe rientrare nei parametri prefissati con un avanzo positivo di circa 720 milioni di euro. Non è, comunque, prevista una compensazione tra il disavanzo della spesa per acquisti diretti e quella convenzionata”.
 
“Si conferma positiva l’istituzione dei due fondi – rileva la nota – , con una dotazione di 500 milioni ciascuno, dedicati il primo ai farmaci innovativi non oncologici e il secondo ai farmaci oncologici innovativi. 
In base ai dati raccolti finora, non ci si attende il superamento del tetto del fondo per i farmaci innovativi non oncologici. Infatti, grazie al progressivo debellamento dell’epatite C, avvenuto grazie ai nuovi farmaci (anti-HCV), si prevede che il tetto prefissato di 500 milioni non sarà raggiunto”.
 
“Invece – prosegue lo studio – , a differenza dell’anno scorso, grazie all’introduzione sul mercato di alcuni farmaci oncologici salvavita, che beneficiano dell’innovatività per 36 mesi, la spesa per questi farmaci molto probabilmente supererà il tetto di spesa del fondo per i farmaci oncologici innovativi, arrivando a toccare circa 600 milioni di euro. Questo sfondamento dovrebbe essere coperto intra-budget dalle risorse risparmiate dal fondo per i farmaci innovativi non oncologici, ma la legislazione attuale non prevede questa compensazione”.
 
 “Negli ultimi anni, la pressante esigenza di garantire la sostenibilità economica del servizio sanitario nazionale ha portato all’attuazione di una serie di interventi di contenimento della spesa che penalizzano l’industria farmaceutica. Se non cambiano le condizioni, le prime stime del 2019 mostrano una situazione ancora peggiore rispetto al 2018, con una spesa per acquisti diretti che potrebbe sfondare il tetto programmato di oltre tre miliardi” prosegue Sergio Liberatore, amministratore delegato di IQVIA Italia. “Anche per le imprese c’è un problema di sostenibilità economica. Bisogna evitare che, per le multinazionali, sia sempre meno allettante investire in Italia”.

 

 

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