Enpaf. Farmacista denuncia: “Irrazionale doppia contribuzione”. La replica di Croce: “È legittimata da rafforzamento tutela previdenziale”

Paolo Vezzaro, titolare di farmacia comunale in gestione privata, osserva in una lettera aperta: “A nessuna categoria professionale o lavorativa è concessa la doppia cassa previdenziale”

A cura di Redazione Farmalavoro

Il sistema previdenziale gestito da Enpaf “è totalmente anacronistico e sui generis senza nessuna motivazione razionale”. E’ il durissimo giudizio espresso in una lettera aperta rivolta alle principali istituzioni della categoria da Paolo Vezzaro, per 7 anni titolare di Parafarmacia e dal 2014 titolare di farmacia comunale in gestione privata dopo l’aggiudicazione di un bando pubblico.

Sono numerose e nodali le questioni sollevate da Vezzaro. In primis la doppia contribuzione Inps/Enpaf, in quanto “a nessuna categoria professionale o lavorativa è concessa la doppia cassa previdenziale”. Di conseguenza “sembra logico che i contributi lavorativi debbano essere versati in un unica cassa, che logicamente per il farmacista dovrebbe essere Enpaf e non Inps, sia esso titolare o collaboratore”. Vezzaro osserva, inoltre, che “il contributo in ogni cassa previdenziale o Inps è reddito dipendente, con conseguente pensione calcolata in base a contributi versati, inoltre i contributi in caso di credito con lo Stato possono essere portati a compenso”. Per questo, sottolinea, “non si spiega il perché il contributo Enpaf sia fisso e uguale per tutti, sia per i redditi più bassi che per quelli più alti”.

Vezzaro evidenzia poi che “la quota dello 0,9% della distinta ricette mensile versata ad Enpaf è un ‘contributo di solidarietà’ . Ora mi chiedo in primis il contributo di solidarietà verso che cosa?? Oggi lo scenario economico è completamente cambiato, il margine su ricette Ssn è praticamente azzerato, com’è possibile venga liberamente concesso uno 0.9% in solidarietà ad un ente pensionistico ricco in pancia?? Da ingenuo pensavo che questo 0,9% sarebbe stato aggiunto alla mia quota annuale di contributi, che in futuro mi avrebbero permesso una pensione forse dignitosa, invece la mia quota annuale è fissa e la mia pensione misera…con necessità di attivare una forma pensionistica privata, cosa che forse dovrebbe fare per noi Enpaf”.

Da queste considerazioni “nasce la mia opinione dell’inutilità dei contributi di solidarietà di tutti i colleghi collaboratori, disoccupati o meno, che versano dei soldi senza alcun ritorno”. Perciò “appoggio la posizione Fofi su questo, anche se si discute sulla cosa più piccola e insignificante del problema Enpaf”. Tuttavia, conclude Vezzaro, “scopro invece che nel 1957 è stato scelto questo (0,9%distinta contabile)…scusate ma sono passati quasi 70 anni, le farmacie falliscono e i collaboratori sono disoccupati… forse è il caso che tutta la categoria chieda spiegazioni e non un unico, solo, piccolo e inutile farmacista!”.

Le questioni evidenziate hanno raccolto l’attenzione del presidente Enpaf, Emilio Croce, che ha risposto nel merito tramite una nota. In riferimento alla doppia contribuzione viene segnalato a Vezzaro che “al di là del merito della questione, che è di esclusiva competenza del Parlamento, l’inscindibilità tra iscrizione all’Ordine e iscrizione all’ente di previdenza di categoria riguarda tutti gli esercenti le professioni sanitarie”. Nel complesso, inoltre, “nell’ipotesi di doppia contribuzione, la Corte Costituzionale ha reiteratamente osservato che la doppia contribuzione trova una sua legittima giustificazione nel rafforzamento della tutela previdenziale degli obbligati (futuri beneficiari di una doppia pensione) e, insieme, nella solidarietà endocategoriale”.

Croce osserva poi che quello dell’Enpaf è “un sistema pensionistico a ripartizione, che utilizza il metodo di liquidazione ‘a prestazione definita’, in cui tuttavia solo i contributi soggettivi versati direttamente dagli iscritti (in misura intera ovvero ridotta) costituiscono il parametro di riferimento per la liquidazione dei coefficienti di pensione”. Per quanto concerne il contributo oggettivo dello 0,90, il presidente dell’Enpaf precisa che “tale contributo è in vigore non dal 1957, ma dal 1977”.

Croce sottolinea anche che la Corte Costituzionale “ha respinto le questioni di legittimità costituzionale sollevate nei confronti della normativa che ha istituito il contributo 0,90%, ritenendo ragionevole l’assoggettamento della sola categoria dei titolari (privati e pubblici) al contributo in questione”. Infine, ricorda Croce, il contributo di solidarietà fu introdotto nel 2004 “proprio per attenuare l’obbligo contributivo in capo ai dipendenti e ai disoccupati, tenendo conto delle insuperabili difficoltà incontrate nell’ottenere in sede legislativa il superamento dell’inscindibilità tra iscrizione all’Ordine e iscrizione all’Enpaf”.

 

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