Riforma Enpaf. Mazzoni (Sifo): “No all’iscrizione obbligatoria alla cassa previdenziale e alla doppia contribuzione per la pensione”

I farmacisti ospedalieri hanno già una forma contribuiva obbligatoria, quella dell’Inps, ma sono costretti a pagare anche la quota annuale dell’Enpaf di 4.375 euro

A cura di Redazione Farmalavoro

“No all’iscrizione obbligatoria alla cassa previdenziale, no alla doppia contribuzione per la pensione e no al pagamento dell’intera quota annuale per i precari. I farmacisti delle aziende sanitarie aderenti a Sifo (Società italiana di farmacia ospedaliera) oggi prendono posizione in vista della riforma della cassa previdenziale, l’Enpaf”.
È quanto ha dichiarato il tesoriere, Isidoro Mazzoni, che, sostanzialmente, concorda con quanto esposto da Conasfa nei giorni scorsi.
 
“I farmacisti ospedalieri – ha dichiarato Mazzoni – hanno già una forma contribuiva obbligatoria, quella dell’Inps, e tuttavia sono costretti a pagare, per intero, anche la quota annuale prevista da Enpaf (4.375 euro). Questo accade senza alcuna possibilità di deroga o di scelta, dato che l’iscrizione all’Enpaf è obbligatoria per poter esercitare la professione. Sifo, quindi, da tempo chiede di cambiare e aggiornare la normativa. Chi ha già una forma contributiva obbligatoria, come i farmacisti ospedalieri, deve poter scegliere se iscriversi o meno ad Enpaf e, nel caso lo faccia, deve avere le stesse possibilità dei farmacisti dipendenti, ovvero le riduzioni dell’85, 50 o 33% sulla quota, con scelta assolutamente discrezionale”.

E lo stesso secondo Mazzoni dovrebbe valere per “i molti farmacisti assunti con contratto atipico dal Servizio sanitario nazionale, obbligati anch’essi a pagare per intero la quota annuale. Fatto che accade anche se, per esempio, questi atipici lavorano pochi mesi all’anno e anche se guadagnano poche migliaia di euro”.

La richiesta di Sifo, pure in questo caso, è di permettere ai precari di decidere se iscriversi a Enpaf e, in caso positivo, di usufruire delle riduzioni. Resta poi, il tema di come, eventualmente, recuperare le quote già versate all’Enpaf per riversarle nelle casse dell’Inps. “Di questo si è già discusso al tavolo promosso dalla Fofi con Enpaf e le organizzazioni sindacali rappresentative dei farmacisti, al quale, però – conclude ricorda Mazzoni – siamo stati chiamati solo una volta nell’autunno dell’anno scorso”.

 

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